2) Lo yoga richiede un esercizio regolare e io non ho abbastanza tempo
Tutti possono trovare almeno mezz'oretta al giorno da dedicare alla pratica... e ciò non solo non fa perdere tempo, ma ci restituisce il tempo che siamo costretti a investire nel medicare e sanare il nostro corpo, oltre a quello, assai maggiore, che dedichiamo ad affliggerci e a recriminare sui nostri acciacchi. |
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3) Lo yoga è noioso perché è una disciplina statica.
La pratica dello Hatha yoga ha inizio proprio con la messa in moto consapevole di tutto il nostro organismo. Soprattutto per il principiante che deve ritrovare una percezione del proprio corpo, spesso dimenticato, è importante che la pratica sia attiva, dinamica, e addirittura impegnativa sul piano fisico. |
4) Sono affetto da diverse patologie, non sono nelle condizioni di praticare yoga Come diceva il maestro indiano Desikachar, se puoi respirare, puoi iniziare la pratica dello yoga. Non è l’individuo che si deve adattare a una forma schematizzata di yoga, ma è piuttosto la pratica che deve accordarsi alle esigenze particolari e alle condizioni di ogni singolo individuo. E’ possibile che individui con esigenze diverse partecipino alla stessa classe in quanto ogni postura può essere eseguita a svariati livelli di intensità e con variazioni studiate su misura. |
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6) Lo yoga è una pratica mistico-religiosa, io sono una persona laica e non ho intenzione di cominciare a credere a cose strane
Tanti allievi mi chiedono se c’è bisogno di credere a qualche cosa in particolare per fare yoga. Alcuni addirittura si domandano se sia necessario aderire a qualche religione particolare per diventare dei buoni praticanti. Io in questi casi rispondo che non solo non c’è bisogno di credere a qualcosa, ma è opportuno, quando si pratica, provare a sospendere qualsiasi credenza. Lo yoga è più vicino a un procedimento scientifico di quanto non sia vicino alla religione. Quando ci dedichiamo alla pratica mettiamo gli abiti del ricercatore, dell’osservatore imparziale. Ci spogliamo di tutto il bagaglio di certezze, conoscenze, giudizi e pregiudizi che abbiamo accumulato negli anni e proviamo a registrare le sensazioni che emergono, quello che succede al nostro corpo, al nostro respiro, come se fossimo degli esploratori atterrati per la prima volta su Marte e iniziassimo a fare rilevazioni sullo scenario che ci si presenta. La scienza lavora con esperimenti esterni, lo yoga lavora con esperimenti interni, ossia con le esperienze. La potremmo definire una pratica psico-sperimentale nella quale lasciamo cadere qualsiasi credenza (anche la fiducia stessa nella scienza, che a volte si trasforma in vera e propria fede) e ci atteniamo unicamente all’esperienza che facciamo, a quello che si dà in quel momento, unicamente come fenomeno. Bisogna però ricordare che questa pratica millenaria nasce nell’alveo della cultura dell’India e prende a prestito dalla religione induista molti nomi, personaggi mitologici, simboli. Sicuramente la spiritualità indiana permea la dimensione dello yoga che non è asettica, ma mitologica. Rimane però il fatto che lo yoga non è una religione, è un’indagine su se stessi e sul mondo in cui siamo gettati. |
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7) Una volta sono stato a una lezione di yoga e ho capito che lo yoga non è per me
Per fortuna, a differenza che per la matematica o la danza classica, non hanno ancora inventato un manuale istituzionalizzato per lo yoga. Si tratta di conoscenze che non sono state codificate in maniera standard e universale. La parola stessa, così inclusiva nel suo significato originario di “reintegrazione di sé nel mondo”, si presta ad essere declinata in infiniti modi. Morale della favola: ci sono migliaia di stili, di pratiche, di approcci allo Yoga, che spaziano dal dinamismo più spinto alla stasi contemplativa. Il consiglio è quindi quello di provare diversi metodi finché non trovate quello più adatto a voi. E vi assicuro che c’è sicuramente quello che fa per voi, si tratta solo di scovarlo. |
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8) L’ambiente dello Yoga mi infastidisce perché è pieno di persone invasate
Molto spesso chi insegna yoga si prende molto sul serio e rischia di veicolare l’idea di essere un rappresentante di un sapere elitario e misterioso. È invece utile ricordare che sebbene lo yoga, come fenomeno di scoperta di se stessi, sia una cosa molto seria, chi lo pratica o lo insegna può prendersi molto meno sul serio, coltivando una sana autoironia. |
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9) Ho bisogno di aumentare la forza fisica, potenziare la muscolatura e dimagrire, lo yoga lavora solo sull’allungamento quindi non fa per me
Il maestro indiano Iyengar ci ricorda che “La pratica dello yoga è una trasformazione graduale, da uno sforzo pieno di sforzo allo sforzo senza sforzo”. Nonostante alcuni corsi tendano a selezionare serie un po’ pigre con una prevalenza di posture di allungamento statico, il praticante dovrebbe essere avviato alla pratica attraverso l’esplorazione di posizioni di potenziamento muscolare, sviluppata in sequenze fluide e dinamiche nelle quali l’attività cardio ha una parte consistente e lo snellimento generale del corpo è un effetto collaterale. |
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10) Lo yoga è per donne
Siccome in Occidente tendenzialmente durante la settimana gli uomini hanno orari di lavoro più vincolanti delle donne, sono queste ultime ad avere più spesso l’occasione di iscriversi ai corsi di yoga. È invalsa quindi la credenza che la pratica dello yoga sia una cosa da donne, un po’ come il gag o l’aerobica. Non c’è nulla di più falso, perché è addirittura contrario a quella che è la storia dello yoga. La pratica dello yoga non contempla discriminazione di genere, età o etnia. È un dono alla portata di tutti e di cui ciascuno di noi può fare tesoro. Storicamente però questa pratica si diffuse maggiormente fra gli uomini, in una società nella quale erano presenti differenze di genere e classe. Ed in effetti, la struttura muscolare degli uomini rappresenta per questi ultimi un grande vantaggio per entrare agevolmente nella maggior parte delle posture che, insieme alla flessibilità, richiedono una certa forza fisica. |
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11) Sport e yoga sono agli antipodi
Per quanto ci sia una grande differenza fra lo sport che è essenzialmente mirato alla prestazione e lo yoga come processo di esplorazione non finalizzato, è incontestabile che per lo sportivo lo yoga rappresenti un’attività non solo compatibile, ma addirittura propedeutica. Come sanno bene gli agonisti, ottenere dei buoni risultati può essere uno stimolo a continuare a fare bene, ma non può diventare il cuore, il senso dello sport. Per mantenere una mente lucida e stabile, senza soccombere allo stress, è importante ricordarsi che innanzitutto si può godere dell’atto sportivo per quello che è. Con lo yoga ci si allena a stare mentalmente in quello che si fa, senza focalizzarsi eccessivamente sui risultati, i quali, con questo spirito, non tarderanno ad arrivare. |
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12) Lo yoga è utile solo in caso di debolezze a carico dell’apparato muscolo-scheletrico
Per quanto siano indubbi gli effetti di questa disciplina sul piano posturale, lo yoga attraverso le torsioni o le inversioni, lavora all’interno del corpo, decongestionando le viscere e gli organi dal sangue vecchio. Si promuove così un’ossigenazione profonda dei tessuti che può contrastare ad esempio il mal di pancia o il mal di testa. Con le inversioni in particolare si stimola il sistema ghiandolare e si promuove il corretto funzionamento del sistema ormonale. |
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13) Lo yoga è una gara con se stessi
Non c’è forse indicazione più fuorviante per chi si avvicina a questa pratica. Bisogna capire che non c’è proprio niente da raggiungere nello yoga. Nella vita quotidiana siamo sempre travolti dai mille compiti che ci vengono richiesti sia sul piano famigliare, sia su quello professionale. Siamo incalzati da innumerevoli incombenze e abbiamo la sensazione di dover assolvere a infinite mansioni. Siamo così immersi nella dimensione del fare che ci dimentichiamo di essere. Lo yoga può rappresentare una parentesi nella nostra giornata nella quale non c’è più nulla da fare, ma possiamo limitarci a percepire il nostro corpo e a sentirci vivere. Ci mettiamo in posizioni strane, inconsuete, nuove, per spiazzare la nostra tendenza a razionalizzare e organizzare l’esperienza mentalmente. Non stiamo facendo a gara né con gli altri né tanto meno con noi stessi per allungarci di più e arrivare a toccarci le punte dei piedi. L’allungamento o il potenziamento muscolare non ha nessun fine in se stesso, ma è un’occasione di esplorazione di sé, di quello che succede veramente quando siamo capaci di metterci in ascolto. |
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14) Sono stressato e soffro di attacchi di ansia: è meglio che concentri i miei sforzi in una terapia indirizzata unicamente alla mente
In realtà quando è la mente a farci degli scherzi è perché la fa da padrona, ci tiranneggia. Siccome rappresenta un interlocutore non particolarmente disponibile all’ascolto o democratico, è molto difficile depotenziare la sua carica destabilizzante lavorandoci direttamente. Sarebbe come voler negoziare qualcosa con un sovrano assoluto. Il modo migliore per affrontarla è quello di spostare il centro di gravità dalla sfera mentale alla sfera della percezione sensibile. È proprio aumentando la capacità di percezione del nostro corpo che noi possiamo ridurre lo spazio dell’assillante girovagare dei pensieri ansiogeni. |
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15) Non voglio diventare un contorsionista o un acrobata da circo, quindi preferisco dedicarmi ad altre discipline.
Le posizioni estreme nelle quali si vedono comparire famosi praticanti, assomigliano più a delle imprese da fotografare, che a testimonianze di autentiche esplorazioni di sé e del proprio corpo. L’obiettivo nella pratica non è mai la difficoltà di una posizione, il suo aspetto esteriore, ma l’esperienza che faccio mentre la abito. Se forzo il mio corpo in forme eccessivamente spinte o comunque fuori dalla mia portata, non ottengo altro risultato che venir sopraffatto dall’affanno e dal disagio, perdendomi l’esperienza di quello che succede all’interno. |
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